Chiunque sia stato a Roma potrà dire con certezza che si tratta di una città culturalmente policroma, composta da realtà multiple e sfaccettate che talvolta si incrociano, talaltra si tralasciano. Questo aspetto coinvolge anche il mondo dell’arte, dove il settore archeologico, l’arte moderna, i musei e il contemporaneo compongono un panorama sconfinato, vivace e indubbiamente eterogeneo.
Fra le realtà più interessanti che il settore contemporaneo offra a Roma, vi sono senza alcun dubbio le accademie straniere, nate per accogliere e sostenere artisti, studiosi e letterati che giungevano in Italia per approfondire archeologia, arte, storia o lingue classiche, e che oggi ospitano borsisti per tutte le discipline umanistiche.
A chiunque abbia varcato la soglia di una delle numerose accademie straniere di Roma sarà capitato di vivere la strana sensazione di essere stato catapultato in un mondo altro, dove le sfumature che differenziano le culture di un mondo globalizzato come quello attuale si accentuano, mostrando nuova possibilità di comprensione e disvelamento. Ed è proprio nel binomio contaminazione-contrasto tra culture, che il rapporto tra le accademie straniere e la città di Roma si concretizza.
Entrare alla British School at Rome, non è però certo come visitare il padiglione della Gran Bretagna della 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – dove l’artista Jeremy Deller ha allestito una sorta di padiglione mitico che mette insieme tutti quegli elementi che si è soliti definire Britishness, l’essenza di ciò che è, o si ritiene essere, specificamente inglese.
Fondata nel 1901, la British School at Rome è oggi un importante centro per la ricerca storica ed archeologica, e per l’arte e l’architettura contemporanea, che propone annualmente un ricco programma di eventi, conferenze, workshop e seminari, un programma di pubblicazioni, ed un fitto calendario di residenze. Ogni anno, infatti, la BSR accoglie studiosi e artisti provenienti dal Regno Unito e dal Commonwealth (ad esempio Australia e Québec), selezionati a livello nazionale per la qualità del proprio lavoro. L’obiettivo principale dei programmi Fine Arts e Humanities è quello di sostenere e promuovere lo scambio intellettuale tra artisti, architetti e studiosi italiani ed i residenti delle accademie straniere, “in una prospettiva pluralistica, senza mai privilegiare una determinata corrente o tipo di pratica”, come sottolinea il responsabile del programma Fine Arts, Jacopo Benci.
Durante l’anno il programma Fine Arts propone tre mostre, durante le quali gli artisti in residenza sono invitati ad esporre il proprio lavoro. La scelta dei lavori da esporre e come allestirli è a discrezione del gruppo di artisti, il che, oltre ad essere in linea con la figura dell’artista/curatore molto diffusa nei paesi anglosassoni, permette di creare un vero e proprio gruppo di lavoro e di stimolare un dialogo critico tra i residenti. Gli esiti di questo mix sono ovviamente sempre diversi, ed ogni mostra diviene una sorta di nuovo big bang, soprattutto per gli artisti che, vincendo delle borse di durata annuale, hanno l’opportunità di partecipare a tutti gli appuntamenti espositivi.
Qualche mese fa abbiamo avuto l’opportunità di intervistare tre residenti del programma Fine Arts 2012-2013, Todd Fuller, John Di Stefano, Zed Nelson, e ciò che è emerso dalle loro parole è un interessante ed articolato panorama che mostra quando diversa possa essere l’esperienza della residenza all’interno dello stesso contesto. Todd, John e Zed hanno raccontato anche della ricerca condotta nei mesi di residenza e dei percorsi che li ha portati a realizzare le opere presentate durante la mostra Please Be Quiet, tenutasi tra il 14 e il 22 giugno 2013, negli spazi espositivi della BSR.
Anche quest’anno la British School at Rome ha l’opportunità di presentare nella città di Roma un gruppo di artisti estremamente interessanti, le cui ricerche tracciano una strada verso il futuro dell’arte anglosassone e non solo.
Oltre ad Archie Franks (Sainsbury Scholar in Painting and Sculpture ottobre 2013 – settembre 2014), pittore che pone al centro del proprio lavoro la ricerca di una narrazione non lineare, e Danièle Genadry (Abbey Scholar in Painting, ottobre 2013 – giugno 2014), la cui ricerca si è in gran parte concentrata su come la memoria , la migrazione e il movimento influenzino la percezione.
Quattro gli artisti ospiti della British School nel trimestre ottobre-dicembre 2013: Ann Marie James (Derek Hill Foundation Scholar 2013) che spaziando dalla pittura al disegno, dalla scultura alla fotografia, fa della citazione un elemento cardine attraverso il quale gli elementi dei suoi lavori possano riconoscere e confrontarsi con la storia dell’arte; Marius von Brasch (Abbey Fellow in Painting 2013) la cui ricerca è volta ad esplorare l’influenza delle forze del ‘ Divenire ‘ nella tensione tra creazione manuale e nuove tecnologie, tra strategia ed emozione nel fare arte; Johann Arens (Rome Fellow in Contemporary Art 2013) artista tedesco che produce installazioni video che inducono a riflettere sulla percezione e sul comportamento dinanzi la visione di un’immagine digitale; Julia Davis (Australia Council Resident 2013), artista di Sydney la cui opera site-specific esplora le percezioni, e le relazioni tra oggetti, luoghi e spazi. Gli artisti parteciperanno al consueto appuntamento allestitivo il prossimo 13 dicembre…è necessario prepararsi per un nuovo big bang!