Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un’astuta trovata per superare indenni i tempi di crisi, in realtà l’Affordable Art Fair è un progetto molto ben concepito e strutturato che da quindici anni raccoglie successi in ben tre continenti.
Nel 1999 Will Ramsay, fondatore e CEO di Affordable Art Fair nel mondo, lanciò la prima Affordable Art Fair a Battersea Park, Londra, dove approfittarono della facilità di acquisto, della vasta scelta di opere e dell’approccio amichevole circa 10.000 visitatori! Ma è il 2001 a segnare l’anno di svolta per l’AAF, in quell’anno infatti Will lanciò un secondo evento, the Spring Collection, per esporre artisti completamente differenti da quelli proposti durante l’Autumn Collection. Da allora l’AAF è divenuta un fenomeno globale con fiere che hanno luogo in più di quindici città nel mondo e che nell’ultimo anno ha registrato numeri da capogiro nonostante la crisi: 200.000 visitatori per più di 1.250 gallerie, ed un fatturato che si aggira intorno ai 33 milioni di euro.
Ciò che rende questo fenomeno interessante però non sono soltanto i numeri, bensì la necessità di rendere da un punto di vista culturale prima di tutto, economico poi, il mercato dell’arte accessibile ad un numero sempre maggiore di persone, facendo delle parole dell’artista William Morris – non voglio Arte per pochi, non più di quanto voglia l’Istruzione per pochi o la Libertà per pochi – l’assunto su cui fondare l’intero progetto. Proponendo ai visitatori di comprare un’opera perché piace e non perché dovrebbe essere acquistata, Will Ramsay libera il potenziale compratore dall’immobilizzante ‘ansia da prestazione’ che troppo spesso accompagna i potenziali fruitori e compratori di arte contemporanea; e per sostenerli sin dal primo momento fornisce una semplice ‘guida all’acquisto d’arte’ per chi muove i primi passi.
Pare chiaro, dunque, che l’obiettivo principale del progetto AAF sia quello di formare una fascia di acquirenti consapevoli e appassionati, che inizino a comprare opere ad un costo accessibile, non per rincorrere il sogno di una grande collezione secondo uno stile cheap, ma perché consci che è giunta l’ora di vivere l’arte contemporanea, e di certo non la si può più guardare semplicemente da lontano lasciando a pochi un tale divertimento.
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