Da poche settimane ha aperto a Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, l’attesissima mostra dedicata a Marcel Duchamp, pensata in occasione del cinquantesimo anniversario del suo viaggio in Italia e del centenario della realizzazione della celebre “Ruota di bicicletta”.
“Duchamp. Re-made in Italy” curata da Stefano Cecchetto, Giovanna Coltelli, Marcella Cossu e Carla Subrizi, è un’esposizione che ripercorre le tappe più importanti della produzione artistica di colui che cambiò per sempre il modo di vedere l’arte, ponendo l’attenzione sul rapporto che ebbe con l’Italia e i suoi artisti (in particolar modo con Gianfranco Baruchello, con il quale strinse una solida amicizia). Decisive furono le conseguenze del passaggio di un artista del suo calibro per gli artisti del nostro paese, che subirono fortemente l’influenza del suo personalissimo e geniale pensiero (tra i quali Enrico Baj, Luca Maria Patella e Sergio Dangelo): una sezione della mostra è dedicata proprio agli influssi duchampiani nell’arte italiana di quegli anni. La prima sala, dedicata alla vita privata dell’artista e allestita con fotografie, documenti e i celebri scacchi con i quali egli era spesso impegnato a giocare, è seguita da una seconda nella quale svetta la “Boîte en valise”, valigia che contiene una serie di settanta riproduzioni delle opere più importanti di Duchamp, in una sorta di “museo portatile” che stravolge le metodologie tradizionali di musealizzazione degli oggetti artistici. Vero punto di forza dell’esposizione è la sala dall’atmosfera “teatrale” riservata ai ready-made, creati a partire dal 1913 (la già citata “Ruota di bicicletta” fu infatti il primo ready-made mai realizzato); qui presenti, quelli della collezione di Arturo Schwarz, critico d’arte, collezionista, mecenate e amico di Duchamp che a partire dal 1964 realizzò le repliche, sotto l’autorizzazione dell’artista stesso, dei ready-made andati distrutti; quattordici di questi esemplari furono donati nel 1997 da Schwarz alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
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